N° 77

 

FEBBRE

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Sto cadendo, spinto giù dal terrazzo dell’attico della Vedova Nera dal potere telecinetico di Bloody Mary e non ho molte speranze di cavarmela. Com’è che si dice? Sono stata in situazioni altrettanto brutte o forse peggiori ma al momento non riesco a ricordarle.

            Il mio nome è Matt Murdock ma sono anche il supereroe noto come Devil e se non succede qualcosa alla svelta, presto sarò un uomo morto.

 

            Natasha Romanoff urla:

-Matt!-

            Il suo istinto è quello di gettarsi dietro al suo uomo ma una ferrea presa telecinetica glielo impedisce sbattendola contro un muro.

-Lascialo al suo destino.- le dice Bloody Mary avvicinandosi a lei -Era solo un porco schifoso come tutti i maschi, dopotutto.-

-Tu sei pazza!- replica Natasha con disprezzo.

-Ringrazia il cielo che non uccido le donne.- ribatte, dura, la sua avversaria.

-Non è quello che mi hanno detto.-

-Parli di Sara Reginalds? Quello che volevo era uccidere Stephen Marsh e non mi sono ricordata in tempo di lei.[1] Ne porto il peso ancora adesso.-

-Davvero? Dillo alla bambina che hai reso orfana.-

            Bloody Mary la guarda con odio poi si rilassa.

-Qui ho finito.- dice infine.

            Allenta la presa su Natasha e vola via sostenuta dalla sua telecinesi.

-Se Matt Murdock è morto, ti troverò dovunque, mi hai sentito? Le urla dietro la Vedova Nera.

            Solo ora si accorge che la Detective Steen è rannicchiata sul pavimento gemendo e tenendosi la mano destra ferita dall’esplosione della pistola che impugnava causata da Bloody Mary.

            Le si avvicina e la esamina. La mano è conciata male ma lei vivrà

-Tenga duro, Detective.- le dice -Andrà tutto bene.-

            Natasha chiama il 911[2] e attende. I suoi pensieri sono per Matt. Deve essersela cavata in qualche modo, deve, ma se è morto, quella pazza psicopatica assaggerà la sua vendetta.

 

            Esco dal Ravencroft Institute accompagnata dalla direttrice, la dottoressa Ashley Kafka.

-Mi auguro di esserle stata utile, Miss Nelson.- mi dice -Di solito non parlo volentieri coi giornalisti, ma lei mi è sembrata sincera e ad essere onesta, spero che Mary Walker venga trovata al più presto. Finché rimane libera quella donna e le sue quattro personalità sono un pericolo per se stesse e per gli altri. Deve essere aiutata.-

-Lei vede sempre il buono negli altri, dottoressa ma forse per Typhoid e le altre il tempo della redenzione è ormai passato.-

-Io mi auguro sinceramente di no.-

                Non so cosa risponderle e la saluto. Mentre mi avvio alla mia auto, faccio una telefonata.

-Robbie, sono Candace, ferma le rotative, ho una storia da prima pagina.-

 

 

2.

 

 

            Sto cadendo verso una morte orribile. Se mi spiaccicherò al suolo da questa altezza, non rimarrà delle mie ossa abbastanza da riempire un vasetto. Naturalmente non c’è mai un supereroe di passaggio quando ti serve.

            Per fortuna Bloody Mary non mi ha scagliato lontano dal palazzo, chissà, forse almeno una delle sue altre personalità l’ha inconsciamente frenata. Ci penserò dopo. Divido in due il mio bastone e faccio scattare il cavo che si attorciglia attorno all’asta di una bandiera. Con un po’ di fortuna nessuno mi ha visto o almeno riconosciuto e comunque l’identità segreta passa decisamente in secondo piano davanti al pericolo di vita.

            Rimango un secondo appeso a riprendere fiato poi mi isso sino ad un cornicione. Dalla finestra accanto a me non sento provenire alcun suono, un ulteriore esame mi convince che l’appartamento è proprio completamente vuoto. Meglio per me.

Forzare la finestra è un gioco da ragazzi per uno con le mie capacità: il mio supertatto unito al mio superudito mi permette di sentire i punti giusti dove fare pressione e la finestra si apre. L’eco conferma la mia prima impressione: l’appartamento è davvero vuoto, Raggiungo la porta d’ingresso ed apro anche quella senza problemi. Valuto il da farsi e decido di raggiungere il seminterrato e da lì esco all’aperto. Dai rumori che sento, direi, che si sta radunando un bel po’ di gente. Ci sono auto ferme davanti all’ingresso e sento il suono delle sirene delle ambulanze in arrivo. Faccio la mia solita routine del cieco.

-Qualcuno mi aiuti per piacere.-

            Anche in una città dura e cinica come New York, un cieco scarmigliato che agita il suo bastone attira l’attenzione. Ovviamente non c’è alcuna ragione che i presenti sappiano che i miei supersensi ed il senso radar compensano adeguatamente la mancanza della vista.

            In quel momento dal palazzo escono delle persone, una delle quali mi è molto familiare e dal salto del suo battito è facile capire le sue emozioni quando mi vede:

-Matt!- urla -Sei vivo!-

            Natasha corre ad abbracciarmi e mi stringe a sé.

-Ho avuto così tanta paura quando ti ho visto cadere.- mi dice.

-Sono stato fortunato.- rispondo -L’Uomo Ragno passava da queste parti e mi ha salvato lasciandomi poi dietro l’angolo.-

            La migliore storia di copertura che mi è venuta in mente. Non posso sempre farmi salvare da Devil e Peter Parker non mi smentirà.

            Natasha replica ridacchiando:

-L’Uomo Ragno eh? Dovrò ringraziarlo personalmente quando lo vedo.-

-Perché non si è fermato a dare una mano?- chiede il mio vecchio amico, il Detective “Bucko” Leary.

-Non so dirlo.- rispondo -Forse ha preferito inseguire Bloody Mary. A proposito: che fine ha fatto?-

-È fuggita ormai. La Detective Steen è ferita alla mano destra e anche il portiere sta male.- risponde Natasha.

-Bruttissima faccenda.- commenta Leary.

            Non c’è dubbio. Deve essere fermata alla svelta.

 

            Bloody Mary entra nell’appartamento ed ode una voce femminile:

-Tu! Cosa fai qui?-

-Non devo rendere conto a te, Helen.- ribatte dura Bloody.

-Oh sì che devi. Riporta indietro mia sorella. Mi hai sentito? Ridammi mia sorella adesso!-

            Gli occhi di Bloody Mary scintillano di rabbia e sembra proprio che stia per avere una reazione violenta, poi la luce nei suoi occhi si spegne e l’armatura di metallo cade a terra lasciandola nuda.

-Oh Mio Dio!- grida Mary Walker -Sono tornate tutte e quattro, vero? Non sarò mai libera, mai!-

-Sì che lo sarai.- replica Helen Walker -Fidati di me, le sconfiggeremo.

            Ma altre voci nella sua testa le dicono: lo sai che non è vero. Noi torneremo sempre, sempre.

 

            La voce alle mie spalle non mi sorprende, è tipico di Devil fare entrate a sorpresa:

-Ciao Ben.-

-Che posso fare per te, Matt?- gli chiedo senza nemmeno voltarmi. Non userei il suo vero nome se non fossimo completamente soli… e salta fuori che non lo siamo.

-Non mi saluti Urich?-

-La Vedova Nera? Stai prendendo le cattive abitudini del tuo uomo?- ribatto.

            Lei ridacchia divertita.

-Forse è lui che ne ha presa qualcuna da me.- replica

-Devi fare una ricerca per me.- dice, infine, il mio amico mascherato -Trovarmi tutto quello che puoi su una certa Helen Walker, nata presumibilmente a New York, un indirizzo attuale magari.-

-Non è facile con così poco.-

-Dice di essere la sorella di Mary Walker.-

-Quella Mary Walker? Typhoid Mary?-

-E Bloody Mary e chissà chi altra. Il punto è che secondo la Polizia non ha sorelle.-

-Sul serio? Com’è che hai sempre delle nemiche fuori di testa, Matt?-

-Non lo so, non le vado certo a cercare.-

-E comunque ha delle amiche in gamba.- replica la Vedova.

-Non ne dubito.- ribatto io -Beh, vedrò cosa posso fare. Ci sentiamo più tardi?-

            Ma sto parlando al vento. Devil e la Vedova Nera hanno già fatto un’altra delle loro uscite ad effetto.

 

 

3.

 

 

            L’uomo ha i capelli e occhi castani, dimostra poco più di trent’anni e indossa un completo marrone scuro. Quando apre la porta lascia galantemente entrare una giovane donna attraente dai lunghi capelli neri dal trucco leggero ma che esalta comunque i lineamenti finemente cesellati del viso.

-Sono lieto che abbia risposto alla mia chiamata Miss Walker.- le dice l’uomo.

-Solo Walker.- replica la donna

Il rumore dei suoi tacchi a spillo echeggia sul pavimento mentre lei raggiunge una poltroncina e vi si siede accavallando maliziosamente le gambe

-Immagino che voglia parlarmi dell’affare Devil.- dice infine.

-Esatto.- conferma l’uomo -Lei è stata assunta per eliminare Devil grazie ai... ai suoi talenti particolari, diciamo così.-

-Diciamo pure: le mie quattro personalità, delle quali io sono la più razionale, è ovvio.-

-Ovvio, sì.- commenta l’uomo reprimendo un brivido.

Walker pensa davvero di essere razionale? Si chiede Beh, se paragonata alle altre, sembra sicuramente più stabile mentalmente ma in una situazione come la sua cosa vuol dire realmente?

-Il punto è che Devil è ancora vivo.- conclude.

-Typhoid sarebbe riuscita ad ucciderlo se non fosse arrivata la Vedova Nera ad aiutarlo[3] e Bloody ci è arrivata ancora più vicina. Ha avuto sfortuna purtroppo.-

-Non è per sentire le sue scuse che l’ho fatta venire. Voglio dei risultati o potrei pensare di aver fatto un errore ad ingaggiarla.-

            La donna si alza di scatto. Nei suoi .occhi brilla una luce selvaggia L’uomo si ritrova sollevato da terra mentre intorno a lui cominciano a ruotare vari oggetti metallici.

-Patetico, stupido, omuncolo.- grida ora la donna -Potrei ridurti in cenere in un secondo e non so perché dovrei trattenermi dal farlo.-

-Non ucciderlo, Bloody, ti prego.-

            La voce viene dalle stesse labbra ma il tono è diverso, più timido, spaventato e subito dopo è sostituita da un’altra ancora diversa.

-In effetti sarebbe uno spreco.-

-Specie perché deve ancora finire di pagarci.- è la voce di Walker -Typhoid e Mary hanno ragione. Lascialo stare, Bloody.-

            La presa telecinetica si allenta e l’uomo si ritrova seduto sul pavimento a fissare la donna in piedi davanti a lui.

-Ora ha visto che non le conviene farci arrabbiare, me e le mie “sorelle”.- gli dice Walker in tono sarcastico. -Lo dica anche a quei buffoni che si fanno chiamare Consiglio Ombra. Quanto a Devil, non tema: sappiamo come stanarlo è se non saremo noi ad andare da lui, sono convinta che sarà lui a trovarci.-

 

            Sul tetto del palazzo del Daily Bugle c’è un po’ di vento che mi scompiglia i capelli. Io e Ben Urich stiamo attendendo un paio di nostri amici che non si fanno attendere molto.

                Devil e la Vedova Nera balzano sul tetto.

-Non mi aspettavo di trovarla qui, Miss Nelson.- mi dice Devil.

-È stata Candace a trovare le informazioni che vi servono.- spiega Ben e sono contenta che riconosca i miei meriti.

-Ho parlato con la Dottoressa Kafka e mi ha spiegato molte cose su Mary Walker che mi hanno aiutato nelle ricerche.- dico -Mary aveva davvero una sorella, una gemella morta alla nascita. Ho riparlato con la Kafka e lei mi ha spiegato che la psicosi di Mary può essersi evoluta.-

-Vuoi dire che si è inventata una sorella?- chiede la Vedova Nera.

-Una proiezione del desiderio di normalità di Mary. Lei si illude di essere tornata integra, ma la presenza di una quinta personalità con cui lei dialoga prova che per l’appunto non è altro che un’illusione.-

-In parole povere: è completamente matta ormai.- aggiunge Ben.

                Nello sguardo di Devil c’è qualcosa di strano, sembra tristezza, ma perché?

-E quello che vi avevamo chiesto?- chiede infine.

-Abbiamo trovato solo due Helen Walker dell’età giusta nell’area di New York a cui sono intestate delle utenze.- risponde Ben -Una a Brooklyn e l’altra a Manhattan, quartiere di Clinton.-

                Clinton, ovvero Hell’s Kitchen. Devil si irrigidisce e poi si rivolge alla Vedova:

-Io controllo quella di Clinton e tu andrai da quella di Brooklyn.- dice.

-C’è anche un’altra cosa…- aggiungo.

                E loro mi ascoltano.

 

                Raggiungo facilmente un piccolo condominio di Hell’s Kitchen. Per tutto questo tempo Mary si è nascosta a due passi da me senza che ne percepissi la presenza. Non ho mai incontrato Helen Walker, la sua nuova personalità, e non avrei potuto riconoscerla se mi fosse passata accanto e così anche Walker, la personalità che in un certo senso dirige le altre. Mi hanno osservato e spiato per tutto questo tempo? È un pensiero a dir poco inquietante.

            Introdurmi nell’appartamento intestato a Helen è facilissimo e la prima cosa di cui mi rendo conto è che sembra ci sia appena passato un ciclone: sedie e tavoli rovesciati, pensili abbattuti, utensili di metallo sparsi dovunque e un forte odore di bruciato, come se si fossero accesi e subito spenti diversi incendi.

            In un angolo della cucina, percepisco la presenza di una donna rannicchiata contro una parete. Non posso dire che aspetto abbia, non conosco il battito del suo cuore o il suo odore ma posso dire che assomiglia a quello della Mary che ho conosciuto e a quello di Typhoid sia pure alla lontana ma sarei stato capace di dirlo se non avessi saputo quello che so?

            Mi avvicino a lei e mi chino mentre lei si ritrae come un animale ferito. Il suo cuore batte all’impazzata e assieme al suo odore naturale ne sento un altro che ho imparato a riconoscere con gli anni: quello di un’autentica e genuina paura.

-Mary?- chiedo.

-Helen…- risponde lei -… sono Helen.-

            Pur spaventata, la sua voce ha un tono melodioso. Cerco di non farmi distrarre e mi rivolgo a lei:

-Helen, sono Devil, sono qui per aiutarti… e aiutare tua sorella. Chi è stato a fare questo?-

-Sono state loro: Typhoid e Bloody. Io… io credevo che fosse tutto a posto, che Mary fosse finalmente guarita, ma non era così: per quanto mi impegnassi, loro continuavano a saltar fuori. Dapprima di rado, poi sempre più spesso e poi oggi quell’orribile donna, Walker, ha detto che ero un pericolo e dovevano uccidermi. Una di loro non voleva, ma le altre… le altre…-

            Sta tremando, lo capisco molto bene. Il fatto che parli delle altre personalità come se appartenessero ad una donna distinta da lei è un segno di quanto gravi siano le cose. Deve essere aiutata con urgenza ma è anche un pericolo per se stessa e gli altri. Quello che è appena accaduto qui è una sorta di tentativo di suicidio dopotutto.

            Le do un mano ad alzarsi e mi accorgo che è guantata poi sento che indossa stivali coi tacchi. La sua mano diventa calda e una voce diversa ma che conosco bene mi dice:

-Sei sempre stato troppo ingenuo, amore.-

            E per la seconda volta in ventiquattr’ore vengo proiettato fuori da una finestra.

 

 

4.

 

 

            Franklin, Foggy, Nelson ha molto su cui riflettere in questi giorni. Ora che è tornato a lavorare a tempo pieno sta a lui coordinare il lavoro sui vari aspetti delle inchieste sulle attività del Consorzio Ombra a New York. Ricatti, omicidi, intimidazioni, tutto per guadagnare potere ed influenza sulla città. Nemmeno Kingpin era stato così spregiudicato. Non vedeva una cosa simile da quando… da quando…

            Non ha il tempo di inseguire quell’idea perché è distratto dal suono dell’interfono e poi dalla voce della sua segretaria che gli annuncia:

<<C’è qui la signora Osborn.>>

            Liz, si era quasi dimenticato che aveva appuntamento con lei per un’uscita a tre col piccolo Normie. Il bambino gli era ostile all’inizio ma ora sembra star bene in sua compagnia. Suo nonno, d’altro canto, lo tollera a malapena. Norman Osborn non ha mai visto di buon occhio la sua relazione con la nuora e di certo non fa salti di gioia all’idea che Foggy possa diventare il patrigno del suo unico nipote. Norman dice di essere cambiato e spergiura di non aver nulla a che fare col Goblin che si è fatto vivo di recente[4] però Foggy non sa se credergli. Ma forse non è solo Osborn a sconcertarlo: c’è anche il fatto che ultimamente è stato visto spesso in compagnia di Rosalind Sharpe, la madre naturale di Foggy, una donna dai molti segreti e questo gli fa tornare in mente un pensiero che gli stava sfuggendo.

            Risponde alla segretaria:

-Dica a Mrs. Osborn che sto arrivando e mi trovi tutto quello che può su un vecchio caso di corruzione politica: Abner Jonas.-

            Foggy si alza ed appoggiandosi alla stampella che è costretto ad usare, spera ancora per poco, dopo un recente incidente automobilistico va a raggiungere la sua compagna.

 

            Decisamente mi sono fatto sorprendere come un idiota, mi hanno ingannato davvero bene.

            Sopra di me sento che anche Typhoid è uscita e sta scendendo lentamente.

-Non te la prendere tesoro.- mi dice -È stata un’idea di Walker. Quella di usare Helen come esca. La piccola, innocente, Mary ha pianto e pregato che non le facessimo del male, ma io non ho mai sopportato la sorellina con la sua aria da “So io cosa è bene per voi tutte” e poi voleva impedirmi di uscire. Ci voleva tutte integrate così Helen e Mary Walker avrebbero vissuto per sempre felici e contente insieme. Che idiote.-

            Ancora non ha capito la verità: che anche Helen è un frammento della sua psiche, che non esiste realmente. Non che mi serva a molto adesso.

            Aggancio il cavo del mio bastone ad un’asta di bandiera, un trucco che ho fatto più volte nella mia carriera di giustiziere mascherato.

-No, no, tesoro.- dice Mary .Così è troppo facile.-

            Brucia il cavo ed io mi ritrovo di nuovo a precipitare. Se quel che sento sotto di me è quello che penso, allora ho ancora una possibilità. Faccio una capriola poi tendo le braccia sino all’inverosimile e alla fine le mie dita stringono un lampione. Un’altra capriola e riesco ad atterrare sulle punte dei piedi. Ogni muscolo mi fa male ma devo riprendermi in fretta perché sento arrivare Typhoid o è un’altra delle sue incarnazioni?

-Povero piccolo, ti sei fatto male?- è proprio lei.

            Mi arriva un calcio al mento e tutto quello che posso fare è accompagnare il colpo. Mi ritrovo sdraiato con un tacco a spillo che mi preme sul torace.

            Lei parla e mentre lo fa la sua voce cambia e così la frequenza del suo battito e del suo respiro e anche il suo odore

-In fondo mi dispiace, sai?- mi dice -Non ho davvero nulla contro di te, è solo lavoro, capisci? Ci pagano un sacco per ucciderti.-

-Tu sei Walker, vero?- chiedo -Chi paga per volermi morto?-

-Dicono di essere un consorzio, ma che m’importa in fondo? Il denaro è denaro in fondo. Ora scusami, ma penso che lascerò finire il lavoro a Bloody, Typhoid è troppo tenera con te.-

            Ancora un cambio di parametri vitali e una voce rabbiosa che dice una sola parola:

-Brucia!-

            Pare che il mio tempo sia scaduto.

 

            Da qualche parte nella Grande Mela un uomo dell’apparente età di trent’anni dai capelli biondi tagliati alla militare, occhi di un azzurro chiarissimo e che veste un semplice maglione e pantaloni neri sta fermo in piedi davanti ad uno schermo che mostra un altro uomo che sta seduto su una comoda poltrona e che gli si rivolge in Russo:

<<Ho un compito per te, Vassily Illych.>>

-E sarebbe?- risponde l’altro nella stessa lingua.

<<Devi catturare la Vedova Nera e portarmela, viva.>>

-Non sarà facile. Mi sono già scontrato con lei ed ha quasi vinto.-[5]

<<Ammiro la tua schiettezza, Vassily Illych. Se non potessi riuscire a catturarla e solo in quel caso, allora hai il mio permesso di ucciderla.>>

Il biondo si limita ad un lieve cenno di assenso.

 

 

5.

 

 

            La voce di Bloody Mary pronuncia una sola parola:

-Brucia!-

            Non ha finito di dirla che qualcosa la colpisce in volto facendola barcollare. Fiamme danzano sul simbolo sul petto di Devil per poi spegnersi lasciando solo una lieve traccia e un leggero odore di bruciato.

-Sta… Lontano… Da … Lui… O… Ti… Uccido!- scandisce la Vedova Nera col braccio destro teso verso la sua avversaria.

-Mi… mi hai fatto male, perché?- piagnucola una vocina.

-Lo sai il perché, Mary o chiunque tu sia.- ribatte Natasha Romanoff -Ora o ti arrendi o fai uscire qualcuna con cui mi possa battere.-

-Tipo me?-

            Alla voce sferzante di Typhoid fa seguito un colpo alla schiena della Vedova vibrato dal tappo di un idrante scalzato dal suo posto dalla telecinesi della donna.

            Natasha rotola fino ai piedi della sua avversaria che la sbeffeggia:

-Sei una vera delusione, lo sai?-

-Ma davvero?- ribatte lei afferrandole una caviglia e facendola rotolare a terra.

            Si alza di scatto e aggiunge:

-Ho visto arrivare il tuo colpo e l’ho accompagnato. Che ne dici adesso?-

-Dico che sprechi il tuo tempo a difendere un uomo che non lo merita.-

            È sempre Typhoid a parlare oppure è Bloody o Walker? In fondo a Natasha non importa.

-Quasi tutti quelli che ho amato sono morti o mi hanno tradito ma di lui so di potermi fidare, gli affiderei la mia vita.- ribatte.

-Ti tradirà come fanno tutti gli uomini, sorella! Ha tradito l’amore della sua vita con la piccola, dolce, disgustosamente buona, Mary, alla fine tradirà anche te.-

-Ci penserò se e quando accadrà, ora alzati e finiamola.-

-Con piacere.-

            I tappi di tutti gli idranti della strada saltano e i getti d’acqua si dirigono sulla Vedova Nera animati dalla volontà della donna davanti a lei che ride selvaggiamente mentre intorno a lei pezzi di metallo staccatisi da ogni dove ruotano formando un’armatura.

            Natasha salta evitando i colpi che le vengono mandati contro ma sa che è solo questione di tempo prima di essere colpita, poi vede qualcosa saettare in aria ed ode una voce ben nota.

-Basta così, Mary, hai fatto abbastanza danni.- afferma Devil.

-No! Non abbastanza!- replica Bloody.

            Si concentra per usare al massimo la sua telecinesi, poi si blocca vedendo arrivare un furgone con le insegne dell’Unità dei Servizi d’Emergenza della Polizia seguito da altri e da varie autopattuglia.

            Dal furgone più grande escono gli agenti di Codice Blu, la squadra specializzata nei superumani guidata dal tenente di colore Charlotte Jones.

            Gli occhi di Bloody Mary brillano ed è quasi certo che sta per attaccare, quando...

-Troppa gente, tesoro.- la voce è quella di Typhoid -Ma io e te ci rivedremo presto.-

            Scatta verso l’alto spinta dalla forza della sua telecinesi e scompare rapidamente. Non sente la voce di Devil alle sue spalle che dice:

-Prima di quanto pensi, Mary, prima di quanto pensi.-

 

            La sento rientrare nell’appartamento. Il suo battito è calmo. Non immagina cosa accadrà quando accenderà la luce.

-Ciao, Mary… o devo chiamarti Alice?-

            Posso solo immaginare la sua sorpresa nel vedere me e la Vedova Nera tranquillamente seduti nel salotto di questa piccola villetta unifamiliare di Forest Hills., Queens. Non molto distante da dove abita il mio amico Peter Parker, peraltro.

-Murdock!- esclama -Come hai fatto?-

-Sei Walker, giusto?- le dico alzandomi in piedi -La stessa mia amica che ha scoperto l’indirizzo di Helen Walker, ha anche scoperto che nello stesso periodo una certa Alice Walker aveva preso in affitto questo posto e mi ha fatto notare che Alice è il secondo nome di Mary.-

-E così siete arrivati sin qui, tu e la Vedova.- c’è rassegnazione e quasi sollievo nella sua voce -Immagino anche che la Polizia abbia circondato la casa.-

-Ho chiesto al Tenente Jones di farmi parlare con te prima di agire e lei ha acconsentito. Vorrei che ti arrendessi pacificamente.-

-E se io non volessi farlo, amore?- Typhoid è tornata al controllo.

-Allora dovremmo costringerti con le cattive.- interviene Natasha.

-Vorrei proprio vedere come farai.- è la sprezzante risposta,?

-Ci tieni così tanto?-

-           Decido di intromettermi:

-Mi appello alla tua parte più ragionevole, Mary. Se ci battiamo, forse vincerai e forse te la caverai anche con la Polizia ma non avrai più un posto in cui nasconderti. Sarai una latitante e non avrai l’aiuto di cui hai bisogno. Ricordi Helen? Lei era la tua pretesa, la tua necessità di normalità. Perché dentro di te sei stanca, non vuoi più questa vita, vuoi essere solo Mary Walker ma non sai come fare.-

            Un sospiro e poi una voce che conosco bene:

-Aiutami, Matt, ti prego.-

            L’Innocente Mary si butta piangendo tra le mie braccia ed io la stringo a me per un po’, poi ci avviamo insieme alla porta.

 

            Entro in un noto ristorante russo di Brighton Beach a Brooklyn ed individuo subito coloro che sto cercando.

-Ciao, Ben.- mi saluta in tono allegro Matt Murdock.

-Spero che ci porti buone notizie, Urich.- aggiunge Natasha Romanoff, la Vedova Nera.

-Credo di sì.- rispondo sedendo alloro tavolo -Ho appena saputo che Mary Walker è stata affidata al Ravencroft Asylum per una valutazione psichiatrica.-

-Lo sapevo già.- risponde Matt -Ho chiesto a Bernie Rosenthal di occuparsi della sua difesa ed è una ragazza in gamba.-

-Ma immagino che non sia solo per dirci questo, che sei venuto qui.- aggiunge la Vedova.

-Volevo che sapeste che Andriy Dmytrovych Golovko è stato trovato morto in un vicolo nei pressi del suo locale... senza la lingua e le mani.-

-Sapevano che aveva parlato[6] e lo hanno punito secondo il codice dei ladri.- commenta lei -Ma è troppo tardi: non mi fermeranno.-

-Non ci fermeranno.- precisa Matt -Sai che sono dalla tua parte.-

-Che intenzioni avete?- chiedo.

            La Vedova sorride sorniona e risponde.

-Per il momento solo una vacanza nei Caraibi… a Cuba per essere esatti.-

            E devo ammettere di essere sorpreso.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Poche note su quest’episodio, anzi, solo una: un ringraziamento alla nostra ex collega scrittrice Lucky per aver creato Helen Walker a cui, ahimè, temo di non aver reso adeguata giustizia.

            Nel prossimo episodio: ufficialmente Matt Murdock e Natasha Romanoff sono a Cuba in vacanza ma c’è chi non ci crede... e potrebbe aver ragione.

 

 

Carlo



[1] Vedi Lethal Honey #11.

[2] Il numero delle emergenze negli Stati Uniti.

[3] Nello scorso episodio.

[4] Nei recenti episodi dell’Uomo Ragno MIT.

[5] Nell’episodio #75.

[6] Sempre nell’episodio #75.